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Le Basi Legislative della Sicurezza Elettrica

Introduzione 

Scopo di questo articolo  e di quelli che seguiranno è di affrontare la tematica afferente alla sicurezza elettrica dalla progettazione alla manutenzione degli impianti. In questo articolo affronteremo le basi legislativi e normativi della sicurezza elettrica. La sicurezza delle persone  e delle cose non può prescindere dalle norme e leggi, che vanno interpretate e applicate correttamente. Prima di affrontare i temi tecnici della sicurezza elettrica  è opportuno richiamare le norme giuridiche che eleggono la sicurezza contro gli infortuni a diritto di tutti i cittadini e dei lavoratori in particolare.

Fonti legislative

La prima fonte legislativa è la Costituzione, dove si può leggere:

Il codice Civile stabilisce:

Il Codice Penale sancisce:

Un precetto innovativo è stato introdotto con l’art. 9 della legge 20-5-1970 n. 300, nota come statuto dei lavoratori : “I lavoratori, mediante le loro rappresentanze, hanno il diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro integrità fisica”. Il Dlgs 09/04/2008 n.81, noto come “Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro” riporta le norme generali e particolari di prevenzioni degli infortuni e di igiene del lavoro. Tale testo nel titolo III art. 80 si occupa in modo specifico del rischio elettrico. Tra le altre disposizioni di legge in materia di sicurezza elettrica sui luoghi di lavoro riveste importanza anche il DPR 22/10/2001 N.462  (Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici ericolosi). Nel settore elettrico è di fondamentale importanza la legge 1-3-1968 n.186 “Disposizioni concernenti la produzioni di materiali, apparecchiature, macchinari, installazioni e impianti elettrici ed elettronici” che consta dei seguenti due articoli:

La regola d’arte non necessariamente si identifica con la norma CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano). Seguire le norme CEI è condizione sufficiente, ma non necessaria, per costruire un apparecchio o per realizzare un impianto a regola d’arte. L’intento del legislatore di non rendere obbligatoria la norma tecnica è legato al fatto che una norma imperativa non solo impedisce il peggio, ma ostacola anche il meglio, come ad esempio innovazioni o prodotti più vantaggiosi non ancora normalizzati.  Possiamo affermare che le norme CEI costituiscono un preciso riferimento tecnico, ma non esclusivo, stabiliscono un livello di sicurezza ritenuto sufficiente, con il quale occorre confrontarsi quando vengono seguiti sistemi di protezione alternativi o innovativi. Per quanto concerne la libera circolazione del materiale elettrico nell’ambito dell’Unione Europea, vige la direttiva europea 2006/95/CEE c.d. “direttiva bassa tensione”, tale direttiva non ancora recepita in Italia abroga la precedente direttiva Europea n.72/23/CEE recepita in Italia dalla legge 18-10-1977 n.791 “Attuazione della direttiva del Consiglio delle Comunità Europee (n.73/23CEE) relativa alle garanzie di sicurezza che deve possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni limiti di tensione “ integrata dal DLgs 25-11-1996 n.626 sulla marcatura CE del materiale elettrico in bassa tensione.

Gli enti normatori

Il Comitato elettrotecnico Italiano (CEI) è una associazione senza fine di lucro che ha tra l’altro lo scopo di stabilire i requisiti che devono avere i materiali, le macchine, le apparecchiature e gli impianti elettrici perché essi rispondano alle regole della buona elettrotecnica, e i criteri con i quali detti requisiti debbono essere controllati. Il CEI è l’organismo italiano di normalizzazione elettrotecnica ed elettronica. Gli scambi commerciali internazionali non consentono ad un paese industrializzato di adottare norme difforme da quelle degli altri paesi. Al fine di raggiungere lo scopo di una normalizzazione per quanto possibile uniforme è stata istituital’International Electrotechnilcal Commission (IEC), di cui fanno parte tutti i paesi industrializzati. Secondo quanto recita l’art. 100 del trattato di Roma, costituente la Comunità Economica Europea, i paesi membri si sono impegnati ad eliminare gli ostacoli agli scambi commerciali, è evidente che la diversità delle norme nazionali è un ostacolo pertanto nel caso specifico del settore elettrico è stato istituito il CENELEC (Comitato Europeo per la Normalizzazione Elettrotecnica). Il CENELEC emette documenti di armonizzazione (HD) i cui contenuti tecnici devono essere introdotti nelle norme dei paesi membri, oppure norme europee (EN) che devono essere tradotte e adottate quali norme nazionali.



Conformità degli impianti

Il DM 22/1/2008 n.37 ( DECRETO 22 gennaio 2008, n. 37: Regolamento  concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a della legge n.  248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle  disposizioni in materia di attivita’ di  installazione degli impianti all’interno degli edifici) prevede alcuni obblighi in materia di sicurezza degli impianti. Le imprese installatrici devono avere un responsabile tecnico che possieda i requisiti tecnico-professionali indicati nel decreto stesso. Oltre determinati limiti dimensionali dell’impianto, stabiliti in funzione del tipo di impianto, è d’obbligo il progetto da parte di un professionista abilitato iscritto all’albo. Il committente deve affidare i lavori alle imprese abilitate, ai sensi dell’art.3 del decreto (tranne per i lavori di manutenzione ordinaria ). L’impresa installatrice deve rilasciare al termine dei lavori una dichiarazione di conformità dell’impianto alla regola dell’arte secondo il modulo riportato nell’allegato I al DM 37/08 . La dichiarazione di conformità di cui al DM 37/08 è necessaria per:

Purtroppo dall’entrata in vigore del DM 37/08 l’ente erogatore spesso non richiede la dichiarazione di conformità per una nuova fornitura, tale inadempimento oltre a contravvenire un preciso obbligo di legge, favorisce il lavoro nero, con evidenti conseguenze di carattere tributario e soprattutto a danno della sicurezza. Il DM 37/08, che ha abrogato e sostituito le legge 46/90, tranne gli articoli n.8 “finanziamento dell’attività di normazione tecnica”n.14 “ verifiche” n.16 “Sanzioni”. non ha risolto il problema afferente le verifiche degli impianti nei luoghi dove non sono presenti lavoratori infatti il DPR 18/04/1994 (Decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 392 ).– Regolamento recante disciplina del procedimento di riconoscimento delle imprese ai fini della installazione, ampliamento e trasformazione degli impianti nel rispetto delle norme di sicurezza. Che all’articolo 4 prescrive che i comuni aventi più di diecimila abitanti devono effettuare le verifiche di cui all’art. 14 della legge 46/90 nella misura non inferiore al 10% dei certificati di agibilità o abitabilità rilasciata viene spesso disatteso. Negli ambienti di lavoro, il DPR 462/01 impone al datore di lavoro di far sottoporre a verifica periodica gli impianti di terra, i dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche e gli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione. Il datore di lavoro può affidare tali verifiche periodiche all’ASL/ARPA, oppure ad organismi abilitati dal Ministero dello sviluppo economico. La periodicità delle verifiche è di due anni per gli impianti con pericolo di esplosione e per gli impianti di terra e i dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche installati nei cantieri, locali medici, e luoghi a maggior rischio in caso di incendio; di cinque anni per gli impianti di terra e i dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche installati negli altri luoghi.

Conclusione

In questo articolo sono state evidenziate le norme e le leggi relativo al rischio elettrico.  Nel prossimo articolo tratteremo gli effetti della corrente elettrica nel copro umano.  

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