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Gli addobbi natalizi luminosi

Introduzione

Siamo ormai arrivati quasi alla fine del 2014 e come ogni anno con l’imminente arrivo delle feste natalizie torna di grande attualità il problema degli addobbi luminosi: stelle, fili, cascate, pupazzi, girandole, sia per impiego in ambienti  interni che per quelli all’aperto. Questo articolo vuole essere un utile supporto per tutti coloro che direttamente o indirettamente saranno coinvolti nella loro utilizzazione, in modo particolare per tutte quelle persone che in ambiente domestico si accingono a fare la felicità di moltissimi bambini apprestandosi ad illuminare alberi, presepi, balconi, facciate, giardini, in figura 1 alcuni esempi di decorazioni natalizie luminose.

Fig.1: Alcuni esempi di decorazioni luminose durante le festività natalizie

Le caratteristiche tecniche

Gli addobbi luminosi più comunemente definiti luminarie sono installazioni elettriche a carattere esclusivamente temporaneo, realizzate generalmente da un insieme di catene luminose alimentate da un impianto elettrico e installati in ambienti pubblici e/o privati, all’aperto (strade, piazze, parchi, monumenti, giardini, balconi, facciate) o all’interno (centri commerciali, negozi, uffici, abitazioni). Gli addobbi luminosi sono a tutti gli effetti considerati componenti elettrici e quindi dal punto di vista normativo sono equiparati agli apparecchi di illuminazione, per questo motivo devono essere realizzati in conformità alle norme:

Alle medesime norme devono rispondere anche le luminarie assemblate “in loco” per adattarle alle caratteristiche architettoniche degli edifici, ad esempio per la decorazione di palazzi, monumenti, abitazioni, in questo caso l’installatore assume anche il ruolo di costruttore con assunzione delle relative responsabilità.

Dal 1993 per la libera circolazione in tutti i paesi dell’Unione Europea, è possibile applicare sugli apparecchi di illuminazione il marchio ENEC (European Norms Electrical Certification), marchio di qualità su base volontaria basato su criteri di concessione severissimi con il quale il costruttore certifica che un prodotto è conforme alle norme EN 60598 e offre all’utilizzatore finale la massima garanzia per quanto riguarda la sicurezza elettrica e le procedure applicate nella realizzazione dei prodotti; possono richiedere l’autorizzazione all’uso del marchio ENEC oltre ai costruttori di apparecchi di illuminazione anche i costruttori di: condensatori di rifasamento, portalampade, portastarter, starter, alimentatori, accenditori.

Il marchio ENEC è stato istituito presso il CENELEC (Comitato Europeo di Normazione Elettrotecnica) dai vari organismi di certificazione elettrica nazionali che nel giugno del 1992 hanno aderito ad un accordo denominato “Lum Agreement” con il quale è stato riconosciuto un unico marchio equivalente ai singoli marchi degli organismi certificatori aderenti ed è stata assegnata la gestione amministrativa e normativa all’associazione EEPCA (European Electrical Products Certification Association).

Per ottenere il marchio ENEC il costruttore deve:

Con l’accordo “Lum Agreement” viene stabilito che il marchio ENEC può essere rilasciato da uno qualsiasi degli organismi europei di certificazione elettrica aderenti e di conseguenza deve essere riconosciuto da tutti gli altri organismi, per individuare l’organismo che ha rilasciato la certificazione deve essere posto a fianco del marchio ENEC un numero identificativo in base al paese di appartenenza come riportato in tabella 1, in figura 2 sono visibili alcuni marchi con il numero identificativo dell’organismo che lo ha rilasciato.

IdentificativoOrganismo certificatoreNazione
01AENORSpagna
02CEBECBelgio
03IMQItalia
04IPQPortogallo
05KEMAOlanda
06NSAIIrlanda
07SEELussemburgo
08LCIEFrancia
09ELOTGrecia
10VDEGermania
11OVEAustria
12BSIRegno Unito
13SEVSvizzera
14SEMKOSvezia
15DEMKODanimarca
16FIMKOFinlandia
17NEMKONorvegia
18MEEIUngheria
19BEABRegno Unito
20ASTARegno Unito
21EZURepubblica Ceca
22SIQSlovenia

Tabella1 Numeri identificativi associati al marchio ENEC

Fig.2; Alcuni marchi ENEC

Tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici compresi quelli di illuminazione, per la libera circolazione nei paesi dell’Unione Europea devono anche essere conformi alla direttiva 2011/65/UE dell’8 giugno 2011 denominata RoHS 2 (Restriction of Hazardous Substances) “sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche” recepita in Italia con il D.L. 27/2014 (sostituisce la direttiva 2002/95/CE denominata RoHS 1 recepita in Italia con il D.L. 151/2005). La nuova direttiva RoHS introduce per i costruttori e/o gli importatori e/o i distributori i seguenti obblighi:

In genere le luminarie sono realizzate con l’impiego di catene luminose composte dall’insieme di un determinato numero di lampadine bianche o colorate, da qualche anno però a seguito dello sviluppo delle moderne tecnologie costruttive e della pubblicazione delle recenti norme sul risparmio energetico le comuni lampadine ad incandescenza sono state sostituite da quelle alogene e soprattutto dai led multicolor a bassissimo consumo che sono più costosi rispetto alle sorgenti luminose tradizionali ma che garantiscono un risparmio energetico di circa l’85%. Il collegamento elettrico dei vari componenti luminosi delle luminarie può essere realizzato:

Fig.3: Collegamento in serie
Fig.4: Collegamento in parallelo

Dal punto di vista funzionale le luminarie possono essere:

Fig.5: Esempio di luminaria smontabile
Fig.6 Esempio di luminaria non smontabile
Fig.7: Esempio di luminaria sigillata
Fig.8: Esempio di luminaria per uso interno
Fig.9: Esempio di luminaria per esterno

Riferimenti normativi applicabili

Prima di elencare le norme di riferimento relative alle luminarie, è bene chiarire che esse rappresentano un utile strumento per garantire un sufficiente livello di sicurezza oltre che per il prodotto anche per il rapporto tra il costruttore e l’utilizzatore. In Italia con la legge 186 del 1968 si riconosce il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) come ente normatore italiano per il settore elettrotecnico ma soprattutto viene riconosciuta la presunzione di conformità alla buona regola dell’arte per tutto ciò che viene realizzato in conformità alle norme CEI.

Questo vuole dire che il rispetto delle normative emesse dal Comitato Elettrotecnico Italiano si deve ritenere condizione sufficiente ma non necessaria al fine di garantire un livello di sicurezza accettabile, ovvero se vengono applicate integralmente il progetto e/o l’installazione e/o i vari componenti si possono ritenere perfettamente rispondenti ad un livello di sicurezza accettabile e non si incorre in alcuna sanzione civile e/o penale, mentre se si applicano soluzioni tecniche diverse da quelle previste dalle norme il progettista e/o l’installatore e/o il costruttore sono ritenuti direttamente responsabili in sede civile e penale.

Ciò premesso nel caso specifico delle luminarie sono applicabili le seguenti normative:

La compatibilità elettromagnetica non si applica alle catene luminose con lampade ad incandescenza (ormai sostituite da quelle alogene) senza dispositivi elettronici. Per catene luminose di classe III si applica la norma EN 61558-2-6 “Sicurezza dei trasformatori, dei reattori, delle unità di alimentazione e prodotti similari per tensioni fino a 1100 V – Prescrizioni particolari e prove per trasformatori di isolamento di sicurezza e unità di alimentazione che incorporano trasformatori di isolamento di sicurezza”.

 Le principali prescrizioni normative

Le catene luminose devono rispettare le seguenti prescrizioni normative:

Fig.10: Luminarie installate su suolo pubblico con fornitura provvisoria non soggette al D.M. 37/08
Fig.11: Luminarie collegate allo stesso impianto elettrico dell’utilizzatore soggette al D.M. 37/08
Grado di protezione IP (Increased Protection – Protezione Aumentata)
Prima cifra protezione contro l’ingresso di corpi estranei e l’accesso a parti pericolose Seconda cifra protezione contro la penetrazione dell’acqua
0Nessuna protezione0Nessuna protezione
1Protetto contro i corpi solidi di dimensioni superiori a 50 mmNon devono poter penetrare parti del corpo umano o corpi solidi superiori a 50 mm di diametro1Protetto contro la caduta verticale di gocce d’acquaLe gocce d’acqua che cadono verticalmente non devono causare effetti dannosi
2Protetto contro i corpi solidi di dimensioni superiori a 12 mmNon devono poter penetrare le dita o oggetti simili di lunghezza non superiore a 80 mm o corpi solidi di diametro superiore a 12 mm2Protetto contro la caduta d’acqua con inclinazione massima di 15 gradiLe gocce d’acqua che cadono verticalmente non devono causare effetti dannosi quando l’involucro è inclinato di qualsiasi angolo fino a 15 gradi rispetto alla sua posizione originaria
3Protetto contro i corpi solidi di dimensioni superiori a 2,5 mmNon devono poter penetrare fili di diametro o spessore superiore a 2,5 mm o corpi solidi di diametro superiore a 2,5 mm3Protetto contro la pioggiaL’acqua che cade a pioggia con una direzione facente con la verticale un angolo fino a 60 gradi non deve provocare effetti dannosi
4Protetto contro i corpi solidi di dimensioni superiori a 1 mmNon devono poter penetrare fili o piattine di diametro o spessore superiore a 1 mm o corpi solidi di diametro superiore a 1 mm4Protetto contro gli spruzzi d’acquaL’acqua proiettata con un ugello sull’involucro da tutte le direzioni non deve provocare effetti dannosi
5Protetto contro la polvereLa penetrazione di polvere non è totalmente esclusa ma il quantitativo penetrato non è tale da nuocere al buon funzionamento del materiale5Protetto contro i getti d’acquaL’acqua proiettata con un ugello sull’involucro da tutte le direzioni non deve provocare effetti dannosi
6Totalmente protetto contro la polvereNon è ammessa alcuna penetrazione di polvere6Protetto contro i getti d’acqua potentiNel caso di ondate o di getti potenti l’acqua non deve penetrare nell’involucro in quantità dannosa
7Protetto contro gli effetti dell’immersione temporaneaNon deve essere possibile la penetrazione di acqua in quantità dannosa all’interno dell’involucro immerso in condizioni determinate di pressione e durata
8Protetto contro gli effetti dell’immersione continuaIl materiale è idoneo ad essere sommerso in acqua nelle condizioni specificate dal costruttore

Tabella 2 Codice di protezione aumentata IP

Il decreto stabilisce inoltre che è assolutamente vietato trattare i RAEE come normali rifiuti urbani, la presenza di sostanze nocive come il piombo, il cadmio, il mercurio, il cromo esavalente, li rende estremamente pericolosi per cui a fine vita devono essere obbligatoriamente raccolti presso le piazzole ecologiche comunali per essere poi inviati ad appositi centri di raccolta e recupero a carico dei produttori che sono obbligati ad apporre sul prodotto uno specifico simbolo per indicare che a fine vita la catena luminosa dovrà essere oggetto di raccolta separata e non deve essere trattata come un normale rifiuto urbano.

Per questo motivo tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche devono riportare in modo chiaro, visibile ed indelebile il nome del produttore e il simbolo di figura 12 che indica che l’apparecchiatura deve essere oggetto di raccolta separata. Nel caso non fosse possibile apporre il simbolo direttamente sul prodotto, dovrà essere presente e ben evidenziato sull’imballo e/o sulle istruzioni e/o sulla garanzia, la vigilanza sull’applicazione delle normative RAEE è demandata al Ministero delle Attività Produttive. Il Decreto prevede anche l’obbligo per i produttori di aderire a un sistema collettivo per la gestione dei RAEE, in funzione del tipo di apparecchiatura o del tipo di mercato servito, il principale sistema collettivo operante in Italia per il recupero e lo smaltimento di apparecchiature di illuminazione è il Consorzio Ecolamp, mentre quello per il recupero e lo smaltimento dei RAEE generici è il consorzio Apiraee.

Fig.12: Simbolo per la raccolta separata
Fig.13: Esempi di etichettature su imballi di luminarie per ambienti interni
Fig.14: Esempi di etichettature su imballi di luminarie per ambienti esterni

Distanze di installazione consigliate

La norma CEI 34-37 non fornisce particolari indicazioni per quanto riguarda l’altezza di installazione delle luminarie che comunque devono essere installate:

Fig.15: Distanze tra linee aeree esterne
Fig.16: Individuazione delle zone “a portata di mano”

Relativamente alle distanze di installazione, per le luminarie posate in aree pubbliche occorre rispettare anche eventuali ordinanze comunali, provinciali e regionali. Nel caso si debba installare, per motivi logistici, una luminaria alimentata a 230 V in posizione accessibile, le norme consigliano l’adozione di una protezione meccanica e di un interruttore differenziale con corrente di intervento non superiore a 30 mA, se invece le catene luminose sono in classe III bassissima tensione di sicurezza (SELV) possono essere installate a portata di mano. In caso di vicinanza di una luminaria ad una linea elettrica in cavo aereo, la norma non indica distanze minime, è sufficiente che la linea elettrica e la luminaria non siano a contatto. In particolare sono consigliate le seguenti distanze dal suolo e da altri impianti:

Modalità d’uso e raccomandazioni

Mentre le luminarie installate in luoghi pubblici (piazze, strade, monumenti, parchi, fontane, ecc), nella quasi totalità dei casi (esclusi piccoli comuni dove ancora si seguita ad utilizzare dipendenti tuttofare dal muratore all’imbianchino fino all’elettricista e al giardiniere) vengono assemblate, installate e certificate da ditte con personale qualificato e comunque sottoposte a precise normative e controlli locali quali permessi e regolamenti comunali, quelle domestiche e private generalmente risultano le più esposte al rischio elettrico proprio perché spesso realizzate e/o usate in modo improprio. Per prevenire incidenti domestici come scosse elettriche, cortocircuiti e soprattutto incendi, è preferibile acquistare prodotti sicuri, costruiti secondo le normative vigenti e sui quali sono riportate in modo ben visibile le seguenti indicazioni:

Infine si segnalano alcune semplici regole da attuarsi soprattutto in ambienti domestici, uffici, piccole e medie attività commerciali:

Fig.17: Alcuni tipi di intermittenza
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